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PROFESSIONE PRESIDENTE: SU DAZN IL TERZO EPISODIO CON GIOVANNI MALAGÒ, PRESIDENTE DEL CONI

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È da oggi disponibile in esclusiva su DAZN il terzo episodio di “Professione Presidente”, il format condotto da Giorgia Rossi che racconta ai tifosi italiani il dietro le quinte di istituzioni, leghe e club sportivi, partendo dal punto di vista di chi le gestisce: i Presidenti.

È la Capitale, Viale delle Olimpiadi, il set della nuova intervista che vede protagonista Giovanni Malagò, Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), la Confederazione delle 48 federazioni italiane sportive e casa di tutte le componenti degli organismi sportivi.

A quasi un anno dal conto alla rovescia per la cerimonia di inaugurazione di Parigi 2024, Malagò si dice ottimista nel vedere l’Italia sul podio, ma conscio che sia necessario un cambio di passo per continuare a ottenere gli stessi risultati delle scorse Olimpiadi: “Le mie previsioni? Sono di natura un grande ottimista, lo sanno tutti, abbiamo dei dati molto confortanti, estremamente lusinghieri. Nei due anni successivi Tokyo 2020 e Pechino 2022 siamo rimasti la prima nazione in Europa, rimanendo dietro nel mondo solo a Stati Uniti e Cina, le cui potenze demografiche ci fanno impallidire. Ci sono i presupposti per rimanere a questi livelli fino al 2024. Quello che però ho sempre detto è che nello sport non ti inventi niente: di conseguenza dico che se non succede qualcosa di diverso da Parigi in poi certi risultati non potranno più arrivare”.

Per continuare a portare a casa risultati, la riflessione di Malagò si sposta sul tema dell’incremento degli investimenti nello sport nelle scuole, la necessità di potenziare le infrastrutture sportive del Paese attraverso un Piano Marshall dedicato all’impiantistica e all’interventodello Stato, con il quale c’è collaborazione. E nonostante la preparazione negli istituti scolastici debba essere rivista e implementata, secondo il Presidente gli atleti italiani popolano ancora l’Olimpo dei campioni: “Siamo dei giganti nello sport nel mondo, siamo considerati dei fenomeni, partendo dal presupposto che non facciamo lo sport a scuola, tant’è vero che i miei colleghi dei famosi 205 comitati olimpici nazionali mi chiedono come facciamo a fare questi risultati. Io spiego che abbiamo questo modello creato nel tempo: le famose società sportive dilettantistiche”, un modello considerato vincente.

A queste tematiche si lega un altro particolare problema, quello del calo demografico, che incide sul ricambio generazionale degli atleti: “Dal 1998 siamo sempre 60 milioni di italiani, tutti invecchiati, certo, è una cosa positiva perché significa che siamo longevi e abbiamo una qualità di vita migliore rispetto ad altri Paesi. Però, dal 1995 a oggi, abbiamo anche perso 5 milioni italiani tra i 18 e i 35 anni che sono formalmente, salvo rare eccezioni, quelli che vanno alle Olimpiadi. Noi siamo molto capaci, abbiamo i tecnici migliori, la cultura, ma soprattutto abbiamo una grandissima scuola dello sport, ma non possiamo essere eterni su questo”.

Per questo lo ius soli sportivo, secondo Malagò, sarebbe una soluzione auspicabile sia per assicurare atleti promettenti nelle fila della Nazionale sia per velocizzare un procedimento lungo che i figli di stranieri in Italia devono affrontare allo scattare del diciottesimo anno: “Spesso diventa una provocazione politica e so benissimo quanto il Paese si sia spaccato su questo tema. Un diciottenne che ha vinto raggiungendo traguardi, ha cantato l’inno italiano, parla addirittura solo italiano, dopo che noi lo abbiamo formato ed è stato nella nostra nazionale, magari va a giocare per il paese di origine dei genitori oppure in quei paesi che danno il passaporto prima. Allora dico: ammesso e non concesso che si vada avanti o meno, vogliamo fare in modo che lo ius soli sportivo in automatico dia questo riconoscimento?”.

Dallo ius soli sportivo, si passa a un’altra battaglia di civiltà promossa da Malagò e raccontata in Professione Presidente, quella sulla parità di genere: “Qui al CONI abbiamo fatto una legge prima di tutti che vede almeno il 30% delle donne in rappresentanza. Rispetto a prima ce ne sono molte più, il futuro è loro”.

Sul piano delle attività, l’attenzione del CONI è concentrata sui preparativi per Milano-Cortina 2026,un riscatto dopo lo stop della candidatura alle Olimpiadi estive di Roma che rimane per il Presidente una ferita pur rimarginata: “I primi anni dopo l’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026 sono stati molto complicati: il covid, la guerra. Un asso di briscola credo lo abbia messo anche la situazione italiana, 4 anni 4 governi e 4 interlocutori diversi. La barca, però, è nella giusta direzione, ci stiamo prodigando molto per recuperare, sarà una corsa contro il tempo, ma io sono convinto che alla fine sarà un grande successo.”

Dieci anni intensi e importanti quelli che hanno visto Giovanni Malagò alla guida del CONI, tra grandi soddisfazioni, successi e risultati, ma anche qualche difficoltà. E ai bambini che vogliono accendere il fuoco sacro dello sport, lancia un messaggio: “Fate lo sport che vi piace, dove vi divertite. Partendo da questo presupposto magari succede qualcosa di importante”.